È un afoso pomeriggio di Luglio. A causa del maggiore distanziamento tra le visite, mi ritrovo ad avere addirittura mezz’ora libera. Un tempo avrei imprecato per questa “perdita di tempo”, ma wow, Laura, stai migliorando!
Decido di fare una pausa e uscire a prendere qualcosa di fresco da bere. Entro al bar. La ragazza sta servendo due turiste, credo siano mamma e figlia, forse americane (?). Stanno svuotando il banco di tutte le paste e i dolci visibili e invisibili. La ragazza prende due scatole di cartone e le riempie. Poi un sacchetto di carta, e vi mette dentro altri due cornetti al cioccolato. Chiede alle turiste se serve loro un sacchetto di plastica per trasportare tutto il ben di Dio comprato, articolando un “bag?” conciso e diretto, al quale segue un “yeah” altrettanto conciso e diretto. La mia insegnante del liceo avrebbe esclamato un “Oh my God!” decisamente contrariato, ad assistere a cotanto ermetismo nel formulare un dialogo in inglese. Ma devo ammettere che l’operazione si è conclusa magnificamente, e senza problemi. Le turiste sono contente, pagano, e la ragazza prende i soldi e consegna loro la bag con il bottino.
Tocca a me. Opto per una centrifuga. Ananas (vi fa bene, contiene bromelina! Drenate, gente, drenate!), lime (vai di vitamina C!), zenzero (lo conoscete tutti, dai. Chi di voi non ha fatto quella cosa fantastica di bere litri di limone e zenzero al mattino invocando il miracolo dei -7kg in 7 giorni? Io no, ma, miracoli a parte, lo zenzero ha proprietà antinfiammatorie e depurative, per cui ben venga il suo utilizzo in cucina), e…boh. Forse cetriolo. Non ricordo.
Non ricordo, perché ad un certo punto la mia attenzione si è focalizzata sulla preparazione della frutta da parte della ragazza. Adesso si toglierà i guanti con i quali ha toccato di tutto, si laverà le mani, e preparerà la mia centrifuga. Non potrebbe mai toccare la polpa dell’ananas con i guanti sporchi, vero? La polpa. Dell’ananas. Con i guanti. Sporchi. Lo ha fatto.
Nella mia testa è partita una serie di imprecazioni in fila per 6 col resto di 2. Non contro di lei (avevo già sorriso nel constatare l’utilizzo della mascherina a coprire solo la bocca, ma più che rabbia mi aveva provocato quasi tenerezza, lo giuro. Verso di me, e verso tutti gli altri poveri esseri umani rimasti ad utilizzarla nel modo corretto). Impreco contro la regola di portare i guanti. Contro chi raccomanda di utilizzarli come se proteggessero dalle infezioni e dal coronavirus. Senza spiegare che NO, non è così, perché dovresti cambiarli costantemente, soprattutto se vieni a contatto con soldi e generi alimentari. Impreco contro il non rendersi conto di quali siano le comunissime norme igieniche da rispettare, covid o non-covid. Sarebbe stata la stessa cosa, senza questo assurdo obbligo di tenere i guanti? Magari sarebbe venuto spontaneo, a quella ragazza, il gesto di lavarsi le mani prima di toccare la frutta. Le basi, direi. Ho la tentazione di farglielo notare. Ma arriva una sua collega, e un’altra persona, e non mi va di metterla in imbarazzo. Bevo la mia centrifuga al covid (tiè, speriamo di no!) e pago. Lei prende i soldi con i guanti gocciolanti di polpa d’ananas e io vado via. Mi fermo per strada. Vorrei tornare indietro. Le vorrei dire: “i guanti, ti prego, cambiali.”. Lei magari crede che l’utilizzo dei guanti sia igienico. Spieghiamoglielo, per favore, che non è così. Guardo l’orologio.
È tardi, devo rientrare in studio. Prima o poi, con calma, ci tornerò. Sicuramente.
È mattina, the day after. Salta una visita, sono le 10.30. Altro studio, altro bar. Ci riprovo. Chiedo una centrifuga. La ragazza, come da protocollo, indossa i guanti. Inizia a tagliare la frutta e la inserisce nel cestello. Ma c’è qualcosa che non va. La centrifuga è inceppata. Da qui in avanti, seguono in ordine di apparizione: togli frutta – poggia frutta sul piano di lavoro – smonta cestello – rimetti cestello – rimetti frutta – imprecazione n.1 – ritogli coperchio – sposta centrifuga – togli la spina dalla presa – riavvia centrifuga – ritogli frutta – ritogli cestello – imprecazione n.2 – sistema nuovamente il filo elettrico – smonta quasi interamente centrifuga – rimetti frutta. E, infine, il mio “guarda, lascia stare, non ti preoccupare: puoi farmi per favore una spremuta d’arancia?”.
(Ogni riferimento a persone esistenti o a fatti realmente accaduti non è puramente casuale, e se qualcuno si riconoscesse nei comportamenti narrati, lo invito ad una maggiore attenzione nel rispetto delle norme igieniche di base. Toglieteveli, i guanti, se oltre a manipolare alimenti toccate altro. E lavatevi le mani. O, quanto meno, lavate le mani continuando ad indossare i guanti. Fate come se non ce li aveste. I guanti non proteggono dalle infezioni. Lavarsi le mani, sì)